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I cani da caccia: Ritratti



L'Harrier

 


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L'Harrier
di
Sabine Middelhaufe

Come per tante altre razze molto antiche anche sulle origini del Harrier esistono diverse teorie, assai differenti tra di loro. Nemmeno sul significato del suo nome c'è accordo assoluto perché anche se sembra logico che questo cane selezionato per la caccia alla lepre debba il suo nome alla sua preda predefinita (in inglese “hare“), non è del tutto da escludere che la sua denominazione derivi semplicemente dalla parola normanna-sassone per il cane o il segugio, che era, appunto, “harrier“.
Nonostante le diverse teorie circa le sue esatte origini, nessun dubbio sussiste sul fatto che la prima muta di Harrier, la cui esistenza fu tramandata in Inghilterra, fu formata e condotta, già nel 1260, da Sir Elias de Midhope. Pertanto è da ritenere che, forse, fu anche un poco merito suo se questo cane da seguita si diffuse abbastanza velocemente all'ovest del Paese e in Galles. Nel 1560, poi, il celebre cinofilo John Caius descrisse le caratteristiche del Harrier nella sua nota opera “De canibus britannicis“. Ma, in ogni caso, è certo che il Harrier sia da annoverare fra i cani da muta più antichi ancora tutt'oggi presenti. In un epoca nella quale i cacciatori seguivano ancora a piedi la muta, originariamente il suo compito consisteva esclusivamente nella caccia alla lepre. Ne si può dedurre che i cani di allora erano sicuramente più lenti e, forse, lavoravano anche con un metodo diverso. Mentre i nobili tenevano già delle mute vere e proprie, i meno facoltosi si potevano permettere appena uno, due cani; cosicché i diversi proprietari abbinavano i loro soggetti solo al ritrovo della battuta, in una specie di muta improvvisata. Tuttavia, ad onore del loro carattere, ciò nonostante questi cani collaboravano ottenendo i risultati desiderati.

Con il venire in voga della caccia a cavallo l’Harrier cambiò sia fisicamente sia relativamente alla tecnica di caccia (e questo ci riporta alle diverse teorie circa gli interventi allevatoriali al fine di adattare e fissare la razza nel corso dei tempi). Secondo alcune fonti i primi tipi di Harrier derivavano da incroci con il Bloodhound, l'antico Talbot Hound e, fors’anche con il French Basset Hound. Una teoria, quest’ultima, che non è per niente assurda se si considera che i cani impiegati inizialmente dovevano già avere un fiuto finissimo e un’assiduità notevole, ma non una velocità esagerata. L'ipotesi che il Harrier fosse un misto di English Foxhound, Foxterrier e Greyhound, invece, non si adatta tanto bene all'immagine di un cane compatto, che cerca metodicamente con andatura contenuta. Senz'altro ragionevole, tuttavia, sembra essere la tesi che vuole che all'inizio del XIX secolo negli Harrier dell’epoca fu introdotto il sangue di esemplari di English Foxhound, per trasmettergli le gambe più lunghe e la velocità necessaria per galoppare davanti ai cavalli.
L’Harrier non risulta iscritto al Kennel Club inglese. In realtà gli Harrier in Inghilterra sono da tanto di proprietà di diverse associazioni, i cosi detti “Hunts“, e l'iscrizione dei cani viene effettuata tramite l'Association of Masters of Harriers and Beagles (AMHB), fondata nel 1891, che però non registra i singoli soggetti, ma le mute all'inizio di ogni stagione venatoria.
Al momento della sua fondazione l'AMHB annotava 107 mute di Harrier, eppure la stella della razza era già in discesa allora, poiché tanti appassionati optarono per la caccia alla volpe e cosi sempre più mute di Harrier furono vendute al completo; un trend che doveva continuare fino a dopo la seconda guerra mondiale.
Solo verso la fine degli anni‚ 50 l'AMHB, in concordanza con il Kennel Club, si adoperò finalmente per una netta separazione della selezione di Harrier per la caccia da una parte e da mero cane da famiglia e da esposizione dall'altra parte. La crescente pressione delle organizzazione britanniche per la protezione degli animali, iniziata negli anni 70-80, culminò infine in un divieto assoluto della caccia alla lepre con la muta di cani, con il risultato che l'anno scorso solo 22 mute di Harrier, ciascuna con 15-25 coppie, sono state iscritte dalla AMHB.
I cani sono divisi in due tipi distinti, vale a dire il West Country Harrier e il più piccolo e più leggero Stud Book Harrier. Ancora oggi in Irlanda l’Harrier è il cane da muta più utilizzato, e in passato fu tutelato da circa 130 associazioni specializzate che lo utilizzavano a caccia, sia su lepre sia su volpe.

Durante l’era coloniale britannica l’Harrier si diffuse in tanti altri paesi, e fra di loro nell'America del Nord, tanto che nella primissima esposizione dell'American Kennel Club, nel 1877, furono presentati due Harrier e proprio la sua fu anche una delle prime razze iscritte, nel 1885, al libro genealogico dell'AKC. All'inizio del XX secolo negli USA esistevano ancora parecchie mute di Harrier; tristemente l'ultima di loro è sparita verso la fine degli anni ’60. L’Harrier Club of America (HCA), fondato nel 1992 in Pennsylvania e riconosciuto nel 1999 dall’American Kennel Club, allestisce da quella data raduni ed esposizioni speciali, ma va detto che, comunque, l’Harrier negli USA fa parte della categoria delle razze rare. Grande popolarità, invece, la razza la gode in Australia e in Nuova Zelanda, dove la maggioranza delle mute viene portata a lepre e a volpe. In Germania, già all'inizio del XIX secolo, o per la precisione fra il 1815 e il 1866, esisteva la “Muta Reale di Hannover“ formata esclusivamente da Harrier, e fino alla prima guerra mondiale quasi la metà delle tante mute tedesche era costituita da Harrier. Attualmente, purtroppo, si conta una sola muta, fatta da soggetti di origine irlandese ed alcuni inglesi, che appartiene alla Böhmer Meute che utilizza questi cani, com'è esclusivamente permesso in Germania, per la cosi detta “drag hunt“, ossia l'inseguimento di una traccia artificiale da parte della muta.
La taglia dell'Harrier va dai 48 ai 53 cm.
Il mantello di solito è di fondo bianco con tutte le sfumature dal nero all'arancio, ma è permesso anche il nero focato.


Foto (c) Sabine Sievers

 

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