Esperienze con il Bracco francese tipo pireneo Di Ute Schäfer Nel 2006 vidi per la prima volta Jolie, una femmina di Bracco francese tipo pireneo di 5 anni portata in Germania dalla protezione degli animali francese con l'impressione errata che si trattasse di un Bracco tedesco a pelo raso. Ma il Bracco francese è molto diverso da quello tedesco e, in più, Jolie aveva già fatto le sue esperienze di caccia in patria, che certo non facilitava il compito di darla in adozione ai profani. In effetti, dopo parecchi tentativi, che finivano tutti più o meno velocemente col ritorno di Jolie nel canile della protezione degli animali tedesca, la cagna fu definitivamente considerata non-adottabile. Pensate che il periodo di adozione più lungo durò sei mesi e alla fine del quale il neo proprietario, con i nervi in pezzi, la lasciò a un noto addestratore tedesco al cui seminario sull'addestramento aveva partecipato. I fatti su Jolie in questo periodo della sua vita erano i seguenti: Non si fidava e non si interessava tanto del genere umano, non era nè educata nè addestrata nel vero senso del termine e non era più considerata educabile e addestrabile, non era socializzata, non era pulita in casa, non era tollerante con i suoi simili. Nel canile aveva provocato alcune lotte gravi per cui era tenuta da sola, era inoltre patologicamente nervosa e furiosa e resistente alle cure convenzionali, perciò si pensava di trattarla con il Ritalin, un medicinale usato nella cura dei bambini che soffrono degli stessi sintomi. |
Tutto ciò mi fu detto onestamente quando mi dichiarai interessata di Jolie, la decisione di adottarla dipendeva dalla reazione e disponibilità che avrebbe avuto il mio Bracco di Weimar, un maschio molto sensibile e sicuro di se stesso. Quando arrivammo al canile comunale, dove Jolie era ormai finita, in quanto troppo difficile da gestire dagli inesperti e fredda verso le persone che avevano tentato, per 4 mesi, di avvicinarla, chiesi pertanto di farla prendere dal serraglio mentre correva su e giù come una pantera agitata, ignorando tutto il resto dell'ambiente; anche l'impiegata del canile, che da mesi aveva provato di stabilire il contatto con la femmina, non fu trattata diversamente da me, vale a dire, se Jolie si sentiva disposta a farsi toccare veniva da noi, se no... Però si presentava dal suo lato più buono, così almeno disse l'impiegata, perché non dimostrò nessuna delle caratteristiche negative a lei attribuite, sempre secondo la signora del canile il motivo era il mal di pancia della cagna in quel giorno, così ci davamo un altro appuntamento per il giorno successivo. Arrivai di nuovo con Dandy, il Weimaraner, e Jolie sembrò piuttosto contenta di rivederci, almeno ci venne subito incontro, nel confronto di Dandy non si comportò "devotamente" come il giorno prima, ma non fece nemmeno i capricci. Allora facemmo la prima passeggiata insieme e capii subito che Jolie non aveva mai imparato niente. Non sapeva andare al guinzaglio, non conosceva nessun comando e soprattutto non era minimamente disposta a ubbidire. Per conquistare la sua attenzione dovevo fare ciò che voleva lei e basta, apparentemente non era ancora sicura come prendere Dandy e così rimase neutrale verso di lui. Riportai Jolie nel canile, presi un caffè, riflettei bene e decisi di osare il grande passo e portare la cagna a casa con noi. |
Il viaggio passò senza problemi e altrettanto il primo incontro con la mia inquilina. Poi invece... Come già dicevo, Jolie non conobbe nessun comando, tentò continuamente di rubare a Dandy il suo mangime, saltò da ferma sopra la recin- zione alta più di 1.60 m per dare la caccia ai conigli nel giardino dei vicini ed era veramente inarrestabile. Appena Jolie vedeva, anche da lontano, un uccello, un coniglio o uno scoiattolo entrava nel "modus di caccia" che la rendeva incontrollabile; saltando sopra una recinzione persino al guinzaglio, tanto era irrefrenabile la sua voglia di andare a caccia a tutti i costi. Scoprivo presto che la cagna non aveva neanche timore di inseguire o attaccare della selvaggina pericolosa e in grado a difendere pericolosamente la propria pelle. Quando me la portavo dietro in una zona frequentata anche da altri proprietari di cani, Jolie si comportò in modo tale che questi prendevano in braccio i loro cani piccoli e nascondevano gli altri dietro le gambe. Beh, la fine della prima parte della storia fu che Jolie mi fece cadere e io finì all'ospedale con un triplo strappo ai legamenti di un piede e la contusione alle ossa dell'altro. |
Appena fu guarita messi in moto il piano B. Avevo riflettuto e deciso che con un cane che ha già assaggiato la caccia è più sensato farlo lavorare semplicemente nello stesso settore venatorio piuttosto che in un ambito alternativo, tipo mantrailing ecc. Quindi creai, in questo contesto prestabilito, l'obbedienza di Jolie e lascai a Dandy il compito di insegnarle la convivenza tra simili. Il lavoro disciplinato, svolto in maniera coerente ci ha portato al successo. Oggi, dopo un anno di fatiche, la cagna si può definire completamente “socializzata”, controllabile anche quando vede o fiuta la selvaggina a pelo, non si fa più tentare alla caccia solitaria e nemmeno dai cinghiali, la posso portare senza guinzaglio nel bosco, mentre nella riserva con tante lepri, fagiani la lascio libera solo ad una certa distanza da me. Con la selvaggina aquatica invece abbiamo ancora un problema, poiché Jolie darebbe immediatamente la caccia a ogni genere di uccello che trova vicino a o nell'acqua, sulla spiaggia marina priva di uccelli tenta di allontanarsi anche fino a 400 m da me, ma reagisce, seppur entro questa distanza, bene ai miei segnali. Tutto sommata è diventata una femmina di classe che si è adattata alla nuova vita con noi, dimostra confidenza e sicurezza nelle varie situazioni quotidiane e anche in quelle eccezionali. E' faticoso convivere con la nostra Jolie, a volte mi costa i parecchia pazienza ma non rinuncerei mai a lei, come del resto non farebbe Dandy, che gli si è affezionato, la guida, la educa e la protegge. Ora posso dire che ci è andata bene e vorrei ricordare agli appassionati profani di questa razza che il Bracco francese tipo pirenei è un cane che assolutamente richiede il suo impegno venatorio costante e non può, secondo me, essere soddisfatto solo con altri compiti. Perciò il neofita dovrebbe o tenere il soggetto sempre al guinzaglio, questa non certo una valida soluzione, oppure cercare di addestrarlo a non allontanarsi mai troppo dal conduttore - a patto che si è prima riuscito a controllare la voglia enorme di caccia... L'altra unica via sarebbe quella di lasciare che il cane si aggiri alla sua distanza naturale, ad un un raggio di 400 m e oltre dal padrone. Ma dove in Germania si può permettere una tale libertà a un cane da caccia? Solo sulla spiaggia del mare, sempre che il cane non dia fastidio a altre persone e cani... |
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