Esperienze con il Bracco Slovacco a pelo duro
di Sabine Middelhaufe
Mediante la selezione del Bracco Slovacco lo scopo dichiarato era quello di creare un cane da utilizzo venatorio robusto e piuttosto alto, con una forte passione per la caccia, che non doveva temere né la vegetazione più fitta né l'acqua o il clima austero, un cane dalla cerca sbrigativa ma relativamente corta, capace di riportare un fagiano con la stessa naturalezza di un’anatra dal fiume o della lepre e della volpe. Un ausiliare in grado di utilizzare con successo ed efficienza il suo fiuto eccellente non solo interrogando il vento, ma anche sulla pista di sangue degli ungulati; in possesso di abbastanza coraggio da permettergli di affrontare senza timidezza il selvatico agguerrito.
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Oltre a questo i padri creatori della razza davano poi un particolare peso all'intelligenza di questi cani, non solo a caccia, ma anche nel contesto dell'addestramento e della vita quotidiana, al forte attaccamento, all’affetto per i padroni e al "desiderio di piacere" loro, alla buona conducibilità e, collegato a quest’ultima, un carattere equilibrato.
Infine, poichè il cacciatore non sempre va a caccia da solo col suo ausiliare, si è anche fatto attenzione di stabilire nel Bracco Slovacco una buona socievolezza verso i suoi simili e una buona indole nei confronti dell'uomo.
Una ulteriore caratteristica che, come buon cane polivalente, il Bracco Slovacco deve poi possedere è l'enorme perseveranza e la resistenza alle fatiche (e ai possibili dolori) di una lunga giornata di caccia; cosa che, di conseguenza, richiede il possesso delle adeguate doti psico-fisiche come parte integrante del suo patrimonio genetico. Per questo, ancora oggigiorno, solamente i soggetti che soddisfano sotto tutti questi aspetti, e che lo dimostrano inequivocabilmente durante le prove di lavoro, in Slovacchia vengono ammessi alla riproduzione.
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Ma dal punto di vista del conduttore straniero cosa caratterizza questo cane nell'uso pratico?
Sicuramente, prima di tutto, il suo galoppo svelto ma non esagerato che fa si che il consumo energetico del cane abbia un ottimo rapporto con la distanza percorsa.
Come cacciatore “corto“ il Bracco Slovacco, come voluto originariamente, lavora, se il terreno lo permette, ad una distanza quantificabile al massimo in cento metri dal conduttore, e assai più vicino quando le condizioni ambientali lo richiedono. Sicché questa razza non appartiene certo al mondo dei cani Inglesi o Francesi, ma piuttosto a quello degli Italiani.
Bisogna sottolineare però che, oggigiorno, tanti allevatori in Slovacchia selezionino i soggetti con cerca più veloce e più ampia.
La ferma è affidabile ed espressiva; eseguita con coda in o leggermente al di sotto della linea dorsale.
Nella maggior parte dei soggetti la ferma di consenso è innata, ed è quindi possibile ed assai piacevole lavorare anche con più cani; inoltre questo Bracco si fa altresì apprezzare come abile recuperatore e riportatore dal dente morbido.
L'acqua gli piace e già da piccolo dimostra di sentirsi a sua agio nel laghetto come nel fiume, di conseguenza è un ottimo nuotatore e non teme di avventurarsi nel canneto o in altri tipi di vegetazione fitta di sponda.
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Anche addestrarlo per il recupero degli ungulati non è un problema, poiché il Bracco Slovacco abbassa con naturalezza il tartufo sulla pista di sangue e la segue con calma e grande voglia di trovare la preda e, inoltre, pur essendo di indole buona e non aggressiva, possiede una buona dose di coraggio che gli permette il deciso ma prudente faccia a faccia con il selvatico agguerrito.
Insomma, è un fermatore che merita pienamente il titolo di cane da caccia polivalente e che, quindi, non dovrebbe essere ammirato solamente per il suo aspetto straordinario ed attraente.
Infine è da sottolineare come il fatto che questo cane non si senta chiamato a fare il guardiano o difensore del suo padrone, ma sia generalmente molto dolce e aperto, apprezzando le coccole e le lodi delle persone con cui vive, faciliti chiaramente al cacciatore moderno di tenere senza difficoltà in casa il suo aulsiliare; a patto, però, che il cane abbia quotidianamente la possibilità di sfogarsi all’aria aperta e che rivesta veramente la posizione di membro della famiglia.
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