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Arancio non è marrone nemmeno

 



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Arancio non è marrone nemmeno
Di Gian Carlo Perani

Oggi la genetica ci aiuta a capire quello che un po' di tempo fa, a volte, sembrava inspiegabile, dubbio o difficilmente comprensibile.
Uno fra i tanti aspetti che in passato, ma anche ai giorni nostri, ha suscitato…"perplessità" nella razza Bracco Italiano è, per esempio, quel colore che marrone non è, o non del tutto, ma che non risulta essere, alla fine delle analisi, nemmeno arancio, è apparentemente una via di mezzo. E' una colorazione particolare, il soggetto che la presenta, alla nascita risulta di un colore arancio carico distribuito in toppe più o meno ampie secondo le caratteristiche riguardanti il mantello della razza, ma molto spesso il/i soggetti in questione prestano il mantello così detto "chiuso" tipico dei
roani marrone.
La colorazione col tempo tende a scurirsi, sino a diventare in età adulta uguale come intensità al marrone classico, l'unica differenza risulta essere una sfumatura del marrone che tende al "rosso".
Quando il soggetto diventa anziano c'è un certo ritorno alla colorazione tendente all'arancio e questa variazione del colore non è da imputare all'incanutimento caratteristico che colpisce tutti i cani a una certa età, non è nemmeno imputabile a fenomeni di degenerazione, ma il processo avviene molto prima
soprattutto per le femmine che, sottoposte allo stress del parto subiscono mute del pelo più frequenti e violente.
Tant'è che le richieste all'ENCI di correzione di colore del mantello sui certificati non era cosa rara in passato. Quando all'interno del ring di alcune expò, qualche giudice dai modi spicci e di relativa esperienza, fra i tanti roani marrone si ritrovava un bracco dall'abito apparente bianco arancio, gridava allo scandalo e tacciava per spurie certe colorazione o le giudicava da squalifica.
Bastava invece osservare il colore del tartufo e delle unghie che se fossero risultate scure, marroni, sarebbero appartenute certo a un roano marrone nonostante il diverso o come minimo strano colore del manto.

Scilla di Casamassima tipico bianco marrone. Foto: Antonio Casamassima

Un aiuto per capire meglio di che colore si tratta c'è lo fornisce lo standard di razza, nel quale, riguardo al colore marrone del Bracco Italiano, dove si fa un certo apprezzamento per i colori metallici che sicuramente s'intendono dorati o ramati, proprio per differirli da quelli scuri, in pratica si preferisce una tonalità di marrone chiara vicina come intensità all'arancio.
Analizzando geneticamente il colore in questione si può tranquillamente dire che non è caratteristica dominante nel senso assoluto del termine è sicuramente recessiva nei confronti del marrone "canonico", ma ha una certa dominanza nei confronti dell'arancio, probabilmente è legato a un gene che risente di una certa carenza di espressività.
In passato alcuni allevatori della nostra italica razza da ferma selezionarono questo colore, non so in verità se la cosa sia stata voluta o puramente casuale, così questo colore potè giungere sino a noi: i "Valgrisanche", per esempio, alcuni soggetti "delle Bandite, "alcuni "delle Forre" e i primi "Ronchi" (e se fosse una caratteristica trasmessa da quei Ranza?….)

Vediamo quale meccanismo può aver provocato la comparsa di detto colore. Si è detto che un dato genotipo dà sempre un particolare fenotipo, ma non è sempre vero. Può accadere, infatti, che due soggetti con la stessa formula genetica e perciò portatori della stessa coppia all'elica siano fenotipicamente differenti, in pratica, stessa formula ma abiti diversi.
Il dominante, si sa, si manifesta sia in omozigosi che in eterozigosi, il recessivo invece è manifesto solo omozigosi, questa è la norma, ma ci possono essere
alcune eccezioni: quando l'allele dominante è in eterozigosi può succedere che a causa di condizioni ambientali particolari, ma soprattutto a causa di diverso sottofondo o back ground genetico, un certo numero di soggetti presenti un fenotipo che non è quello regolarmente dominante, ma invece quello recessivo in omozigosi. In pratica il dominante eterozigote appare come recessivo omozigote.
In modo molto più semplice: uno dei due genitori roano marrone è portatore di una probabile "dominanza incompleta" o è trasmettitore di un "carattere"
(genetico) poco espressivo e incostante perciò variabile e di conseguenza parte dei suoi cuccioli risulteranno apparenti bianco arancio, o meglio, molto più simili ai bianco arancio che non ai roano marrone.

Prado Compatriota di Bonfini. Foto: Gabor. Essösy

La prima osservazione che riguarda il fenomeno in questione, sottolinea l'importanza di poter distinguere tra le due eventuali cause che provocano il fenomeno, la prima che riguarda l'influenza dell'ambiente è perciò logico dedurre che detto colore non sia, in questo caso, selezionabile, le altre due eventualità invece che riguardano la dominanza incompleta o l'incostanza del carattere dominante, suscettibile di selezione. Un'altra osservazione riguarda l'opportunità di selezionare un colore simile che oltre a risultare tipico e per certi versi particolare, fornisce a noi allevatori, appassionati della razza, un'opportunità in più, è una delle tante caratteristiche che arrichiscono la diversità genetica, oggi così indispensabile.
In fine, potrebbe essere utile perseguire certi colori perché già Erasmo di Valvassore ci dette a suo tempo il consiglio: "Quei fia per te, che l'pel bianco colora di rosse macchie, come fiamme ardenti……"


Foto di titolo: Sabine Middelhaufe

 

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