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Bracco Italiano Special




L’allevamento del Bracco Italiano per la caccia e le prove

 

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L’allevamento del Bracco Italiano per la caccia e le prove
Di Gian Carlo Perani

Si dice che il nostro Bracco fa in prova quel che fa pure a caccia, è vero solo in parte, il detto è invece azzeccato se l’ottica è dell’allevatore, infatti non ci sono mai stati allevatori che in passato abbiano allevato solo per le prove, oppure solo per la caccia, non ci sono attualmente e speriamo non ci siano in futuro. I risultati parlano chiaro: abbiamo fatto scuola, sento oggi parlare gli “inglesisti” di attitudini venatorie e di “… nota del concorso e piena rispondenza per resa venatoria” riferendosi alla grande cerca, ascolto e leggo di allevatori che ricercano non più la velocità, ma l’equilibrio e qualità morali per una maggiore e migliore resa in campo venatorio. Sarà forse solo una “voglia” del momento, o il frutto dei soliti tentativi inutili e infruttuosi di riportare nel “seminato” parte della cinofilia che da qualche tempo rincorre a carissimo prezzo, solo mete sportive, perdendo di vista lo scopo ultimo dell’allevamento: il miglioramento del cane da caccia, nel caso specifico da ferma.

Haro di Col Petrosa a 3 mesi. Foto: Paolo D'Andrea
Foto di titolo: Julian al trotto
. Foto: Sabine Middelhaufe

Sarà, ma ho la netta sensazione che il cane da ferma che fa anche prove faccia gola a molti, ora più che mai e il prototipo del “polivalente” è proprio il nostro Bracco. Perciò cure particolari bisogna profondere, oggi più che non in passato, per migliorare, per quanto possibile, la qualità dei prodotti dei nostri allevamenti, anche perché le esigenze venatorie degli eventuali utilizzatori della nostra razza sono cambiati rispetto al passato, vi sono molti più cacciatori “specialisti” e dal palato fine, che non disdegnano d’iscrivere, nottetempo, i loro soggetti anche a qualche prova. Il materiale per riprodurre miglioramenti, sia morfologici che psichici, non manca, anche se le richieste di eventuali acquisti di cuccioli sono sempre scarse.
Siamo probabilmente molto “osservati”, da molta parte del mondo cinofilo e forse anche invidiati, per la qualità prodotta dai nostri allevamenti e per i motivi appena menzionati, ma gli utilizzatori del Bracco Italiano, sono sempre scarsi, pare siano sempre di egual numero, di anno in anno, a causa certo della “crisi” dell’attività venatoria o almeno di quella che si dedica alla caccia con il cane da ferma.

Zarina. Foto: Gabor Essösy

Ciò non di meno, la percentuale di positività che la razza presenta è sempre molto alta, sia per quel che riguarda le attitudini venatorie, che per la tipicità morfologica. I “mali” della razza sono più o meno sempre gli stessi, anche se alquanto diluiti rispetto al passato e perciò qualche cute ancora un po’ troppo spessa e grassa e perciò poco irrorata dall’apparato circolatorio che potrebbe dar origine a eventuali piodermiti, qualche struttura ….”eccessiva” di non facile gestione e macchinosa, qualche giogaia un po’ eccessiva, oppure al contrario, strutture “leggerotte”, con diametri trasversali scarsi e spesso poca attitudine per il movimento di trotto, con dolicefalie eccessive, questi in linea di massima alcuni degli aspetti da migliorare, anche se in verità ultimamente tutti questi problemi che la razza ha in passato presentato, anche marcatamente in alcuni periodi trascorsi, sono oggidì, limitati a poche sparute manifestazioni. Osservare un raduno della nostra razza è oggi un gran bel vedere, non più storture nelle articolazioni o pericolose spongiosità, piedi ben raccolti, nella maggioranza dei casi, chiusi come devono essere quelli atti al lavoro, asciutti nelle costruzioni, in genere, tanto che qualche osservatore, che ebbe modo di conoscere la razza in passato certamente remoto stenta a riconoscere gli attuali Bracchi come facenti parte della stessa e magari in maniera nostalgica ricorda le imponenze di un tempo, quei testoni, quegli orecchioni……in fondo molti di noi si sono avvicinati alla razza proprio perché ammiravamo, ci hanno attratto, ci hanno affascinato quelle strutture, che per fortuna abbiamo abbandonato. Col tempo abbiamo capito che la funzionalità non andava d’accordo con certi eccessi e che per stare al passo coi tempi bisognava fare scelte adeguate. Il coraggio d’innovare, non di modificare, ma di operare scelte anche coraggiose ha giovato alla razza, i “tecnici di razza”, oggi un po’….poco operativi, ma più che presenti, attivi e funzionali in un recente passato hanno aiutato noi allevatori e gli appassionati a fare le scelte giuste. In fondo il mondo braccofilo ha dimostrato spesso d’aver buon senso e in misura giusta, dopo le ”accelerazioni”, o supposte tali, degli anni scorsi, si stà pare, tornando a voler considerare tutto quanto con più “calma”.

Adelchi. Foto: Mauro Nerviani

Riguardo proprio alle andature è un dato di fatto assodato che gli eccessi provocano sempre delle selezioni morfologiche e psichiche poco funzionali, al limite, ne sanno qualcosa le Associazioni o i Club di altre razze più “corritrici” della nostra.
Personalmente penso che attualmente si sia raggiunto un livello qualitativo notevole, in tutti gli aspetti riguardanti la razza, se si vuole si può ugualmente porre l’accento su taluno aspetto o supposta carenza, come per esempio l’opportunità di porre maggiore attenzione per l’attitudine al movimento di trotto e alla qualità dello stesso, che a parer mio, abbisogna di ulteriore selezione, oppure alle qualità morali dei vari soggetti da far riprodurre, che dovrebbero essere sempre oggetto di serio e rigoroso controllo, è assolutamente inutile, dannoso per la razza rischiare la mediocrità in una cucciolata, magari per far accoppiare i propri soggetti, facendo tutto” in casa” risparmiando lunghi viaggi e difficoltà, nel caso si scelga per la riproduzione un soggetto che sta di casa lontano da noi, sacrifici però che se fatti, si dimenticano in fretta allorquando ci si accorge, magari d’aver fatto nascere soggetti notevoli.

Aceto delle Terre Alliane. Foto: Gian Carlo Perani.

E’ ancora purtroppo viva la prevenzione, da parte di una buona fetta del mondo venatorio e anche di quello cinofilo, nei confronti della razza perché la si pensa ancora timida, poltrona, lenta per non dir sciocca ed è scoraggiante, a volte, notare che, proprio alcuni soggetti che presentano tali orribili difetti vengano premiati durante alcune manifestazioni, per fortuna il problema è legato a pochi e sparuti casi, che comunque non andrebbero incoraggiati. Per questi aspetti, l’allevatore anche se amatoriale o semplicemente l’appassionato che fa nascere una cucciolata ogni tanto, deve porre massima attenzione e cercare, per quanto possibile, di scegliere quel soggetto che da maggiori garanzie per la salute fisica e morale della futura prole. Il vaglio delle qualità naturali e di equilibrio degli eventuali riproduttori e delle correnti alle quali appartengono sono, ovviamente essenziali per ottenere prodotti soddisfacenti e funzionali, caratteristiche che oggi possiamo tranquillamente attingere da parecchi tra quei soggetti che corrono in prova, anche se non c’è come in passato quel soggetto che si distingue, ma molti ottimi e tipici esponenti della razza che ben figurano in tutte le manifestazioni nelle quali vengono iscritti, anche se si tratta di dover correre fra gli “esteri”, i nostri bracchi non si accontentano di far bella figura, ma spesso vanno in classifica, questo vuol dire una cosa sola: i soggetti in questione non solo si comportano secondo standard ma fermano! E non è un caso accorgerci che l’unico Bracco Italiano iscritto vada in classifica spessissimo con lusinghiere qualifiche.

Dante. Foto: Claudio Cortesi

Sarebbe quasi il caso di dover maggiormente incoraggiare le iscrizioni in prove fra i Cont. Esteri. V’è da considerare anche l’indubbio vantaggio che offre la possibilità di scelta fra parecchi soggetti validi, per l’eventuale genitore della futura progenie, accrescendo così il patrimonio genetico della propria corrente di sangue, mentre in passato quando il punto di riferimento era unico, in pratica quando s’andava tutti quanti a far coprire da quell’unico soggetto, la consanguineità era d’obbligo. Si può affermare, con una certa tranquillità, che una parte del miglioramento morfo-funzionale della razza negli ultimi anni sia da ricercare anche nella possibilità di diversificare le scelte riproduttive fra quei soggetti appartenenti a diverse correnti, che sono stati valorizzati grazie alle prove, ma soprattutto per merito della lungimiranza di molti allevatori. Le prove e le esposizioni sono l’unico mezzo per il controllo dei prodotti dell’allevamento e per la loro valorizzazione, per poter fornire un prodotto migliore al mondo venatorio.

Adelchi. Foto: Mauro Nerviani

C’è, da sempre una certa preferenza nei confronti dei maschi per l’addestramento alle prove, scartando le femmine, per il problema calore, solo poche vengono utilizzate, per le notevoli qualità naturali dimostrate si è scelto per loro una carriera agonistica, malgrado il fermo ogni sei mesi. Andrebbero secondo me, maggiormente valorizzate, la S.A.B.I. potrebbe istituire un concorso apposito, o nell’ambito di un raduno di razza istituire un ring apposito per il vaglio di sole femmine e relativo premio, così nelle prove speciali, batterie per sole femmine, le oaks indette dall’ENCI, a mio avviso sono troppo poche, non danno risalto a una singola razza e sotto il profilo tecnico troppo poco considerate dalla cinofilia tutta, sono in pratica considerate prove come tutte le altre, dimenticando la vera origine. Concludo augurando a tutti gli appassionati la razza un buon lavoro e tanti successi in campo cinofilo.

Bolo a 9 mesi. Foto: Sabine Middelhaufe

Per dettagli cliccate sulla foto.
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