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Osservazioni
sull'andatura Considerando
la cosa con un 'altra ottica da un'altra posizione. Pensiamo
all'acquisizione
del trotto da parte del Bracco Italiano, caratteristica che sotto
il profilo evoluzionistico risulta essere molto recente, è
l'attitudine più
"giovane". |
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Delor de Ferrabouc Cesarione (anche foto di titolo). Foto: Lucia Delor |
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E' altrettanto
logico immaginare che nel caso possa oggi affiorare il carattere,
per così dire atavico, il soggetto in questione debba
avere una certa preferenza per il galoppo dimostrando in quel
caso, meno
attitudine per il movimento di trotto, qualcuno obietterà che
invece la tendenza per il galoppo provenga dalle infusioni di sangue
inglese, scelta che a suo tempo molti allevatori fecero per ritemprare
la razza e forse anche questo è vero, ad ogni modo, io
penso che il trotto, anzi, per
meglio dire, l'attitudine per il movimento di trotto vada comunque
selezionata
e non sarei così categorico nel condannare
a tutti i costi le fasi, anche se lunghe e agili di galoppo nel Bracco
Italiano perchè adesso che il nostro è più snello,
asciutto e sano è logico che abbia più voglia di
correre, anche se il trotto nella nostra razza è più frutto
di una predisposizione mentale che di costruzione. |
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Sopra: cucciolo al trotto |
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Oltre a tutto in
questi ultimi tempi c'è una certa tendenza
a voler selezionare Bracchi soprattutto per prove dunque con un
occhio di riguardo per la prestazione, scegliendo in pratica,
spesso quei
soggetti che, come si dice in gergo hanno voglia di correre, perché
nelle prove ci sta anche questo, soggetti che in seguito hanno trasmesso
attraverso accoppiamenti questa loro tendenza alla "corsa". Corridori che sono esistiti anche in passato (pochi in verità) che hanno consumato imbragature in gran quantità, il loro ricordo farà inorridire qualcuno, ma dai quali siamo andati tutti a far monte! Si obietterà giustamente che lo standard di lavoro parla chiaro, lascia infatti poco spazio al movimento di galoppo e allora come mai ci sono, pare, ancora tanti galoppatori? |
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E' forse
passato troppo poco tempo (forse solo dieci anni o forse meno)
da
quando il Comm. Ciceri per rispondere a quesiti sul trotto o sull'andatura
della nostra razza esordiva asserendo che l'importante era che
i soggetti
in questione per dimostrare di appartenere degnamente alla razza
trottassero in emanazione. Considerazione che lascia presupporre che quando il n\s Bracco in cerca e non fosse stato in presenza di alcuna emanazione, avrebbe potuto adottare il movimento di galoppo e quest'asserzione ha guidato Bracchi e braccofili sino ai giorni nostri. Anche se in prova, spesso molti giudici dimostravano assoluta intransigenza e condannavano, senza mezzi termini, i galoppatori pensando fossero soggetti spuri, per premiare i trottatori, così prendendo delle cantonate terribili, preferendo, a volte dei "tripè", solo perché trotterellavano molli e insulsi a destra e a manca, a dei soggetti galoppatori che magari avevano solo il torto d'aver tanta passione (che non ho mai capito perché dev'essere sempre e per forza una caratteristica della gioventù!) e magari mal espressa, non guidata, non coltivata nel giusto modo. |
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Foto: Sabine Middelhaufe |
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S'è
detto che se non trotta non è un Bracco Italiano. Secondo me, asserendo questo concetto si fa torto alla razza e si sminuisce quello che il Bracco è veramente e cioè un insieme di aspetti morfologici e psichici che ne fanno una razza particolarissima e unica, non c'è solo il trotto nel Bracco Italiano! Le polemiche che riguardano il trotto sul come, a volte viene imposto o molto più spesso, per fortuna, viene indotto e "aiutato", non sono nuove, sono quasi vecchie come la razza stessa, se da sempre qualche Bracco preferisce muoversi più di galoppo piuttosto che di trotto è improprio definirlo non appartenente alla razza. Secondo me, più che di trotto dovremmo semmai discutere su come viene visto, come lo si può apprezzare, giudicare ma questa è un'altra storia |
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